Volta, Alessandro
(Camnago, Como 18.2.1745 - ivi 5.3.1827) Fisico. Autodidatta, attratto dagli studi naturalistici, iniziò a svolgere esperimenti di elettrologia e a scambiare un proficuo carteggio con G.B. Beccaria e J.A. Nollet per illustrare le sue interpretazioni dei fenomeni. Nella memoria Sulla forza attrattiva del fuoco elettrico e sui fenomeni che ne derivano (1769), indirizzata al Beccaria, già si trova il concetto di “stato elettrico” (cioè di potenziale) dei corpi. Nel 1775 realizzò l’elettroforo che porta il suo nome e che prelude alle macchine elettrostatiche a induzione. Docente di fisica a Pavia dal 1778, V. introdusse i concetti di “tensione”, “carica” e “capacità” (Osservazioni sulla capacità dei conduttori elettrici, 1778) formalizzando, nel decennio 1778-88, la moderna elettrologia. Sulla scia delle ricerche condotte da L. Galvani sull’elettricità animale nella rana, V. compì una serie di esperimenti, in base ai quali rifiutò (1792) le teorie di Galvani giungendo a formulare l’effetto elettrico tra materiali metallici diversi che porta il suo nome. La polemica generata dalla sua scoperta, tra voltiani (dell’università di Pavia) e galvaniani (università di Bologna), che durò fino alla fine del secolo, indusse V. a proseguire gli studi realizzando un apparecchio a colonna, poi detto apparecchio a pila, di cui diede notizia nel 1800 in una lettera a J. Banks, presidente della Royal Society e per il quale ebbe fama mondiale. Tra gli altri risultati delle sue ricerche, la scoperta delle proprietà del “gas delle paludi” (1776, in seguito chiamato metano) e la formulazione della legge di dilatazione dei gas. Si occupò del problema del trasporto dell’energia elettrica mediante conduttori isolati, e di metrologia, conferendo alle grandezze elettriche il carattere di misurabilità: in suo onore è detta volt l’unità di misura della differenza di potenziale.

Voce estratta dall'Enciclopedia Zanichelli 2005 a cura di Edigeo.